Checov e la felicità bramata

 



 "Essa era per lui l'unica fonte di affanno e di gioia e la sola felicità che egli bramava" da 𝕃𝕒 𝕤𝕚𝕘𝕟𝕠𝕣𝕒 𝕔𝕠𝕝 𝕔𝕒𝕘𝕟𝕠𝕝𝕚𝕟𝕠, racconto breve.

Chi era Anton Checov?
Partirò da questa domanda per scrivere il mio articolo, qualche parola dedicata a uno degli scrittori che mi ha resa una lettrice appassionata e spinto a diventare una scrittrice. 
Il diventare, ecco una parola che mi piace tanto perché racchiude in sé la trasformazione, il cambiamento che inevitabilmente ci fa crescere perché desideriamo raggiungere uno scopo. Non ho scelto a caso Checov e non è un caso che io apprezzi tanto il suo modo di raccontare. Egli rappresenta 𝕚𝕝 𝕕𝕚𝕧𝕖𝕟𝕥𝕒𝕣𝕖, lo incarna e lo veste di parole e vicende che portano con esse tanti significativi insegnamenti. Egli bramava la felicità come Gurov, protagonista del racconto da cui ho estrapolato la citazione, la bramava come tutti gli scrittori, come me, quella libertà non fisica, piuttosto mentale, quella libertà che ha il profumo della felicità, anzi, azzardo a dire che siano la stessa identica cosa. Si respira questo fra le pagine ricche, intense, controverse de La signora col cagnolino, di Anna al collo o di Contadini, la si percepisce nella descrizione del misero animo umano di chi vive nella povertà e in quella di chi si annoia perché la vita coniugale diventa il ristagno dei sentimenti.
Checov è attuale per questo. Lo si può leggere adesso e fra altri cento anni, perché non è l'epoca che stringe uomo e donna fra le sbarre della vita, ma è il loro modo di amare e di amarsi che li imprigiona ed è lo scrittore a liberarli attraverso il racconto delle loro emozioni. Il grande scrittore russo non ha bisogno di tante parole o espressioni difficili,
"Non dirmi che la luna splende. Mostrami il luccichio della luce sul vetro rotto"
Dice egli stesso, lui mostra, non dice. 
Lui fa diventare liberi. 

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