Prima il personaggio o la storia?

 





Sono giorni che provo a scrivere questo articolo. Giorni pieni, frenetici per sostituire la parola feroci, giorni intensi. Eccomi qui pronta a mettere giù un bell'articolo, mi auguro. 

In molte interviste c'è una domanda che nessuno mai mi ha posto:

Quando si scrive un romanzo, cosa si fa?

Si inventa una storia.

Potrebbe essere la risposta corretta, volendo ridurre a una visione semplicistica quello che una delle arti più complicate scoperte dall'uomo.

Scrivere un romanzo è...

Creare prima un personaggio, la sua storia è quella che avrà ragione di esistere perché esiste lui. 

Avere davanti agli occhi e magari appuntato di qua e di là le sue caratteristiche, il suo vissuto e anche il perché vogliamo raccontare la sua storia e perché dovrebbe interessare agli altri. 

Prima della storia c'è il personaggio.

Un personaggio credibile ha una vita, che non è solo quella raccontata nella storia che si scrive in una manciata di pagine, no, ha una vita che esiste molto prima e che si spera continui anche dopo il racconto.

Ha un carattere preciso e particolarità che lo renderanno credibile, esistente. Leggendo il romanzo dedicato a questo personaggio ipotetico, il lettore dovrà percepire l'esistenza e magari desiderare di parlarci come se fosse una persona a cui poter telefonare o scrivere un messaggio.

Quante volte abbiamo desiderato poter chiedere qualcosa di persona  a Lizzie Bennet o abbiamo desiderato incontrare per strada Mister Darcy? Cito due personaggi dello stesso romanzo per non dilungarmi, ma l'elenco è abbastanza lungo da capire che un personaggio deve essere ricordato, non solo per il suo aspetto fisico e le sue doti, ma perché ha fatto qualcosa che non ha fatto il lettore, ha vissuto quell'avventura, chiamiamola così, che lo scrittore si è preso la briga di scrivere, perché  memorabile a tal punto da raccontarla agli altri.

Moltissime lettrici mi hanno confidato di desiderare che la caffetteria di Anna Manfredi (protagonista de Il caffè dell'amore, un mio romanzo) esistesse davvero, per incontrare lei, e bere il suo caffè magico e sentire l'affetto che lei è capace di regalare. 

Altre mi hanno detto che una volta terminato Penelope(un altro mio romanzo), sentivano la sua mancanza, come di un'amica cara. 

Anche qui non mi dilungo oltre. 

Tornando a noi,  lo scrittore è un privilegiato osservatore di questo personaggio, lui solo può osservarlo, lui solo conosce le sue debolezze e lui solo sa raccontare la sua vita in quel momento preciso.

Personaggio e scrittore sono, nel momento in cui nasce la storia, uno il confidente l'altro l'amico fraterno che non terrà per sé quei segreti, ma ne trarrà gioia donando ai lettori la possibilità di leggere.

Per questo io amo scrivere, ho ancora tanti confidenti di cui raccontarvi la storia. 

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