Scrivere a Ceglie, l'avventura della parola e della conoscenza


 È il 2008 quando l'assessore all'istruzione del Comune di Ceglie Messapica, l'insegnante Anna Vitale in collaborazione con il Professore Cosimo Laneve, preside della facoltà di Scienze della formazione presso L'Università degli studi di Bari, padagogista specializzato nella scrittura dei docenti, hanno pensato, ideato e realizzato il progetto "Scrivere a Ceglie, l'avventura della parola e della conoscenza". 

Un progetto che dalla carta è diventato una vera e propria associazione no profit avvalendosi della collaborazione di altri associati e il sostegno della casa editrice Progetti per Comunicare di Ceglie Messapica. 

Scrivere a Ceglie ha mostrato fin da subito un chiaro e inciso desiderio: quello di diffondere la conoscenza e l'avventura della parola scritta. La parola che resta e che emoziona, che fa viaggiare e che analizza, scruta e vive l'animo umano. Dal 2008 a oggi, ben quindici anni di attività, ogni estate Scrivere a Ceglie, patrocinato dal comune di Ceglie Messapica, ha ospitato scrittori di grande importanza, per citarne alcuni:

 Paolo Giordano

 Duccio Demetrio 

Raffaele Nigro 

Paolo Farina

Domenico Starnone

Alessandro Leogrande

Nadia Terranova

Paolo di Paolo 

Mario Desiati 

Emanuela Mancino

Marika Baorto

Graziella Lupo Pendinelli

Diana Ligorio

Molti di loro sono stati insigniti del  Premio Strega, Campiello, e altri riconoscimenti letterari nazionali e non, e attraverso i loro laboratori di scrittura  hanno saputo ridare alla parola scritta la sua  più antica connotazione giustapponendola nel linguaggio letterario e arricchendola delle moderne emozioni e dei moderni mezzi di comunicazione che con l'avvento di internet e della scrittura veloce dei social si va un po' perdendo. Per la fretta, per la mancanza di un tempo che diciamo di non avere, la parola scritta è veloce, arrangiata, molto spesso azzardata e mal utilizzata. 

In questi laboratori la parola ritrova, invece,  la sua lentezza che durante il cammino si arricchisce, esplora sensazioni, vite e resta impressa sul foglio per i presenti e per i posteri con l'intensità che appunto le regala il tempo della riflessione e della "non fretta". 

Dal 2020 sono diventata assidua partecipante di questo progetto, con la chiara intenzione di imparare cose nuove, risentire cose già studiate, riprendere un percorso che doveva riempirsi ancora. 

 L'esperienza con i laboratori non è stata solo individuale. Ho ascoltato gli altri, ho appreso le loro esperienze, ho sentito i loro pareri, le loro lacrime di commozione. 

Attraverso la parola ho ricercato il suo significato più profondo e la sua forma migliore per poter esprimere con enfasi giusta qualsiasi emozione o esperienza e dare infine alla parola stessa una personalità unica, come se avesse vita a sé e fosse quindi parte di un insieme di altrettante vite.

Quest'anno in modo particolare il tema del laboratorio "In pagina il sé, e l'altro" mi ha lasciato dentro qualcosa di simile a una fonte che scorga in continuazione acqua fresca e dissetante. Per concludere questa esperienza ho voluto lasciare questo piccolo articolo che resti appunto per i presenti, per i posteri e che racconti ciò che il vento probabilmente spazzerebbe via, ciò che un post veloce sui social potrebbe non esternare perfettamente. Appunto, la parola resta, quella lenta e che passo dietro un altro passo racconta.


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