Libri, caffè e... Ricordi

Ricordo perfettamente il giorno in cui ho bevuto per la prima volta il caffè e quello in cui sono andata in biblioteca a prendere in prestito uno dei miei romanzi del cuore, Papà Gambalunga. Vi chiederete perché io associ le due cose, me lo chiedo anche io, anche perché il caffè lo bevo da quando ero davvero piccolissima e questo splendido romanzo l'ho letto per la prima volta a 12 anni.

Il motivo è presto detto:avevo voglia di fare un post dedicato alle mie fissazioni, alle cose di cui non riesco proprio a fare a meno, e che ovviamente non sono il caffè o i romanzi, sarebbe troppo facile così, ma le mie fissazioni sono i ricordi. Di ogni tipo... Belli, brutti, dolorosi, gioiosi... Anche ricordi che non sono miei, io li amo.

Per questo diverso tempo fa e non sto qui a dirvi quanto perché sennò sembro troppo vecchia,(cosa che in realtà non sono) pensai che l'unico modo per gestire i ricordi fosse proprio scrivere storie, fantasticando, modificando, esagerando, perché in questo modo avrei vissuto alla grande. È stata un'ottima idea, come quando in tempo di saldi prendiamo un prodotto eccezionale a un prezzo scontato e torniamo a casa soddisfatte. O come quando beviamo un caffè buonissimo, o leggiamo un romanzo che segna profondamente non solo il vostro cuore ma anche i vostri desideri. Rileggendo Papà Gambalunga con mia figlia qualche settimana fa, ho capito che è stato in quella torrida estate dei miei 12 anni che pensai di "manovrare" i ricordi e iniziai a scrivere. In terza media scrivevo pagine e pagine di storie ricevendo complimenti dalla mia professoressa di italiano che vantava sempre le mie capacità.

Un altro ricordo bellissimo, il suo viso contento alla lettura della mia ennesima storia d'avventura e di amore inventata di sana pianta per un compito di epica.

Non so se lei si ricorderà di me, fatto sta  che immancabilmente ho materiale su cui lavorare e elaborare storie. Non perdetevi, e spero che non vi siate persi nemmeno questo post, il mio prossimo pst dove vi racconterò perché ho un desiderio irrefrenabile di lavorare con i libri. Probabile che lo abbia già fatto involontariamente fra queste righe, ma non è detto. 

Au revoir


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