Resisti, cuore di Alessandro D'Avenia

 



Restisti, cuore. 
L'odissea e l'arte di essere mortali. 

Appena ho letto il titolo di questo libro me ne sono innamorata, perdutamente. Molti dei miei lettori conoscono il mio debole per Ulisse e Penelope, tanto è che la protagonista di carta che mi ha fatta arrivare al grande pubblico porta questo nome proprio in virtù di questa mia simpatia, chiamiamola così. 

Del manoscritto di Alessandro D'Avenia amo ogni riga, ogni parola, la lucida e profonda conoscenza dell'odissea che accompagna il lettore in un viaggio nello stesso mare in cui Ulisse si è perduto. Sì, per me è come salire su una nave e sentirmi dondolare dalle sue parole che guidano verso una nuova ri-conoscenza di sé stessi, proprio come accade all'eroe omerico. 
Ognuno di noi come Ulisse auspica un ritorno a casa, un essere ri-conosciuto da chi lo ama davvero, e riconoscersi a sua volta per amare la sua vita mortale tale da divenire allo stesso tempo immortale. È complicato forse, ma niente è più semplice del concetto che viene espresso dal poeta greco e che D'Avenia commenta e analizza meticolosamente con la stessa tenacia e forza di Penelope e di Ulisse. 
Non è un libro da leggere per trascorrere un paio d'ore di distrazione, niente affatto. È un libro che fa riflettere, che ti porta a chiederti quante volte tu ti sia adagiato sulla sabbia dell'isola di annebbiato dal tranquillo scorrere del tempo. 
Quante volte? 
Eppure, in quel silenzio, il cuore parla, desidera, cerca, osa. 

Così come il cuore di Ulisse si sveglia al suo destino, lo stesso vale per ognuno di noi. 
Tempo al tempo, forse. 
Il destino si compie nel momento in cui ascoltiamo il nostro cuore. 
Ed è qui che sta tutto il senso delle pagine di Resisti, cuore. 


In due parole, semplici e forti. 
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